Ecco come evitare gli inceneritori e riciclare tutto!!!

Stop agli inceneritori ***, 23 gennaio 2008 Appelli e altro Una lettera è stata inviata al Commissario Europeo all’ Ambiente Dimas Stavros, nonchè, per conoscenza, a tutti i membri dell’UE e ai media internazionali. A scriverla, medici, intellettuali, associazioni e semplici cittadini, i quali contestano l’idea che per rispondere all’emergenza rifiuti basti incenerirli La lettera, che riportiamo qui di seguito, è stata inviata al Commissario Europeo all’ Ambiente Dimas Stavros, nonchè, per conoscenza, a tutti i membri dell’UE e ai media internazionali circa la situazione di gestione dei rifiuti non solo in Campania ma in tutto il nostro paese. La lettera è firmata da intellettuali, associazioni, medici , cittadini di ogni parte d’ Italia. Il ciclo dei rifiuti si può chiedere al 100%, recuperando tutta la materia, senza portare nulla né in discarica né tanto meno riducendolo….in fumo. Domenica 20 gennaio ero a Pianura, invitata a partecipare ad un incontro con la popolazione nella scuola elementare insieme alla imprenditrice Carla Poli del Centro Riciclo di Vedelago (www.centroriciclo.com) che ho avuto la fortuna di incontrare nel mio peregrinare: davanti ai cumuli di spazzatura che in noi suscitano tanto orrore, lei si fermava incantata dicendo: “ma guarda quanta bela roba che s’è ghè, me ne porteria via un pocheto”. Questa ingegnosa signora, oltre a recuperare in modo ottimale carta, lattine, vetro ecc., ha brevettato un metodo per il 20% del “secco non riciclabile” (i pannolini ad es.) e, tramite un processo finale di estrusione, ottiene da questo residuo (che io per prima non immaginavo potesse avere alcun riutilizzo), una sabbia sintetica grandemente utilizzata in edilizia, che esporta all’ estero e che non arriva a produrre stante la grande richiesta che ha! Nell’ azienda sono in 64, gli operai ricevono 1500 euro al mese con tredicesima e quattordicesima e tutto questo senza camini, senza filtri, senza veleni, ma dando lavoro, occupazione, serenità a tante famiglie. Gli impianti non sono complessi, né da costruire né da gestire, possono essere pronti in pochi mesi, relativamente basso il capitale di partenza. Ma possibile che in questo paese e soprattutto in questa Romagna, dove ci si vanta di essere industriosi, attivi e pieni di iniziativa, a nessun imprenditore venga anche solo la voglia di verificare di persona? Possibile che sappiamo solo bruciare, mandando in fumo preziose risorse e soprattutto la nostra salute? Si sappia che recentemente il Consiglio Nazionale degli Ordini dei Medici Francese ha chiesto una moratoria sugli inceneritori, esattamente come ha richiesto la Federazione degli Ordini dei Medici dell’ Emilia Romagna. Sono sempre più convinta che il problema dei rifiuti non è affatto una grave malattia come vorrebbero farci credere, che la medicina che vorrebbero darci (inceneritori) è molto peggiore del male e che la cura semplice, immediata, economica, senza controindicazioni esiste ed è la raccolta domiciliare “porta a porta” e il riciclo totale. Credo che sarebbe ora di smettere di fidarsi dei tanti esperti (televisivi e non) che fino ad ora hanno dimostrato di non avere a cuore né l’ ambiente né la salute e cominciare piuttosto a fidarsi del buon senso delle donne. Sia ben chiaro a tutti: non alcun interesse personale in questa “promozione” del Centro di Vedelago e il biglietto per Napoli non me lo ha rimborsato nessuno. Patrizia Gentilini Oncoematologo – Associazione Medici per l’ Ambiente – ISDE Italia

LA LETTERA

Egregio Commissario Dimas,
siamo cittadini italiani e siamo costernati per quanto sta capitando nel nostro paese, ormai diventato lo zimbello del mondo per la vicenda dei rifiuti in Campania. In allegato troverà l’ appello che già un anno fa scienziati e medici avevano rivolto all’ Europa su questo problema.
Oltre 14 anni di gestione in regime di emergenza non hanno risolto assolutamente nulla, anzi hanno aggravato sempre più, un problema che non ha assolutamente nulla di “emergenziale” perché in tutti i paesi del mondo si producono rifiuti. Le direttive dell’ UE forniscono una chiara gerarchia dei trattamenti per il loro smaltimento: riduzione, riciclo, riuso, e solo per la quota residua recupero energetico e non solo tramite incenerimento. Purtroppo la crisi napoletana appare del tutto strumentale al fare passare nel nostro paese l’incenerimento come metodo privilegiato per la soluzione del “problema rifiuti”, ribaltando completamente ciò che la stessa UE suggerisce. In Italia non sono messe in atto, se non in singole virtuose realtà grazie ad amministratori responsabili, quei metodi di raccolta (door to door) che responsabilizzano i cittadini e che possono garantire una buona qualità del prodotto differenziato ed il loro effettivo recupero. L’incenerimento continua ad essere incentivato, solo nel nostro paese, come fonte di energia rinnovabile, nonostante il minimo rendimento energetico di questi impianti (che sono per la maggior parte impianti di rifiuti tal quali), i gravi danni all’ ambiente e all’ economia che anche di recente si sono registrati (latte contaminato oltre il consentito da diossine a Brescia, territorio già gravemente inquinato, ove funziona il più grande inceneritore d’ Italia) e nonostante il fatto che il kilowattora ottenuto bruciando rifiuti, sia quello gravato dalla massima emissione di CO2. Numerosissimi sono gli studi che hanno evidenziato danni alla salute sulle popolazioni esposte, danni che nessuno può escludere anche con i “nuovi” impianti e che hanno indotto migliaia e migliaia di medici, di cittadini, di intellettuali, di associazioni ambientaliste a prendere posizioni anche con esposti e denuncie alla Magistratura, affinché venga semplicemente fatto ciò che in tutto il mondo civile si fa, mettendo al primo posto la salvaguardia dell’ ambiente per la tutela nostra e di chi verrà dopo di noi.
Commissario Dimas, La supplichiamo, ci ascolti, faccia tutto quanto è in suo potere affinché si scongiuri questo ennesimo disastro, affinché si facciano scelte che guardano avanti e non indietro, all’ età del fuoco.

PRIMI FIRMATARI:
Assise della Città di Napoli e del Mezzogiorno d’ Italia
Avv. Gerardo Marotta (Presidente Onorario)
Prof. Alberto Lucarelli (Presidente ed Ordinario di Diritto Pubblico Università Federico II -Napoli)
Prof. Nicola Capone (Segretario)
Antonio Vermigli (Journalist)
Casa della Solidarietà- Rete Radiè Resch di Quarrata (PT)
Prof. Angelo Gino Levis (Genetista Padova)
Dr.Patrizia Gentilizi (Oncologist and Haematologist Forlì)
Dr. Michelangiolo Bolognini (Medicina Democratica Pistoia)
Dr. Francesca Cigala (Psychiatrist Ferrara)
Dr. Giovanni Vantaggi (General Practitioner Gubbio)
Dr. Vincenzo Migaleddu (Radiologist Sardinia)
Dr. Gianluca Garetti (General Practitioner Firenze)
Cristina Buschi (Roma)
Gaetano Amato (Roma)
Prof. Gianni Tamino (Biologist University Padova)
Angela Donati (Comitati antielettresmog Bologna)
Associazione Grilli- Meet up Treviso
Alfredo Sadori (Presidente CITAS – Comitati intercomunale per la tutela dell’ Ambiente e della Salute Barchi PU, e membro del Coordinamento dei Comitati di difesa delle valli del Metauro, Cesano e Candigliano – Pesaro- Urbino)
Dott.ssa Raffaella Pirini (Presidente Associazione Clandestino Forl)ì
Ing. Carlo Caselli (Presidente Confedilizia Forlì)
Gianluigi Salvador (Referente Energia e Rifiuti WWF Veneto)
Giovanni Iudicone (Referente Rifiuti WWF Lazio)
Roberto Barocci (Forum Ambientalista Toscano)
Dr. Giovanni Ghirba (Pediatrician Civitavecchia e Portavoce dei Medici per l’ Ambiente e la Salute Alto Lazio)
Simonetta Gabrielli & Nimby trentino (AdRi)
Alba Di Carlo – Torino
Mariangela Sirca, Anna Salvadori, Silvano Recati (Sesto Fiorentino FI)
Dr Luigi Carpentiero (Medico del Lavoro Firenze)
Franco Aspite (Coordinamento dei Comitati Pratesi)
Sergio Benvenuti
Claudio Meloni (Attac Roma)
Laura Puppato (Sindaco della città di Montebelluna TV)
Lino Balza (Alessandria)
Marino Ruzzenenti (Forumambientaslita Brescia)
Monica Zoppè (Biologa, CNR Pisa)
Mino Giunti (Presidente del Comitato di Iolo e S.Andrea “Vivere in periferia”)
Manrico Guerra (General Practitioner Parma)
Gioacchino Genchi (Dirigente Chimico – Regione Siciliana)
Daniela Pasini (Coordinamento dei Comitati e Assoc, Ambientaliste prov. di Grosseto)
Dr. Giuliana Brandazzi Filippazzi (Senior Coordinator EACH, European Association for Children in Hospital)
Dr. Ruggero Ridolfi (Oncologist, Endocrinologist Forlì)
Alessandro Romiti (Consulente Settore Legno)
Comitati riuniti rifiuti zero di Treviso e Venezia
Lucia Tamai (Associazione Alisei – Silea)
Matteo Incerti (Giornalista)
Dr. Celestino Panizza (Medico del Lavoro Brescia)
Ing. Vittoria Fatta (Chemical engineer Palermo)
Paolo Guarnaccia (Presidente AIAB Sicilia -Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica)
Prof. Luigi Solarino (Presidente di Decontaminazione Sicilia)
Imma Lascialfari (Presidente coordinamento comitati ambientalisti Lombardia)
Dr. Luigi Gasparini (Medico igienista di Ferrara)
Paolo Pittaluga e Associazione Ecovolontari Marcon (VE)
Laura Cangemi (Mantova)
Giacon Paolo (Citt.esperto del cons. di q.3 sett. ambiente, manutenzioni, viabilità e verde)
Marco Caldiroli (Medicina Democratica)
Comitato per la salvaguardia dell’Ambiente e della Salute Pubblica di Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria (PG)

 

Oms: aumento vertiginoso dei tumori in Campania

Roberto Saviano è l’autore di Gomorra, il best-seller che racconta un viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra

È un territorio che non esce dalla notte. E che non troverà soluzione. Quello che sta accadendo è grave, perché divengono straordinari i diritti più semplici: avere una strada accessibile, respirare aria non marcia, vivere con speranze di vita nella media di un paese europeo. Vivere senza dovere avere l’ossessione di emigrare o di arruolarsi.

E’ una notte cupa quella che cala su queste terre, perché morire divorati dal cancro diviene qualcosa che somiglia ad un destino condiviso e inevitabile come il nascere e il morire, perché chi amministra continua a parlare di cultura e democrazia elettorale, comete più vane delle discussioni bizantine e chi è all’opposizione sembra divorato dal terrore di non partecipare agli affari piuttosto che interessato a modificarne i meccanismi.

Si muore di una peste silenziosa che ti nasce in corpo dove vivi e ti porta a finire nei reparti oncologici di mezza Italia. Gli ultimi dati pubblicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità mostrano che la situazione campana è incredibile, parlano di un aumento vertiginoso delle patologie di cancro. Pancreas, polmoni, dotti biliari più del 12% rispetto alla media nazionale. La rivista medica The Lancet Oncology già nel settembre 2004 parlava di un aumento del 24% dei tumori al fegato nei territori delle discariche e le donne sono le più colpite. Val la pena ricordare che il dato nelle zone più a rischio del nord Italia è un aumento del 14%.

Ma forse queste vicende avvengono in un altro paese. Perché chi governa e chi è all’opposizione, chi racconta e chi discute, vive in un altro paese. Perché se vivessero nello stesso paese sarebbe impensabile accorgersi di tutto questo solo quando le strade sono colme di rifiuti. Forse accadeva in un altro paese che il presidente della Commissione Affari Generali della Regione Campania fosse proprietario di un’impresa – l’Ecocampania – che raccoglieva rifiuti in ogni angolo della regione e oltre, e non avesse il certificato antimafia.

Eppure non avviene in un altro paese che i rifiuti sono un enorme business. Ci guadagnano tutti: è una risorsa per le imprese, per la politica, per i clan, una risorsa pagata maciullando i corpi e avvelenando le terre. Guadagnano le imprese di raccolta: oggi le imprese di raccolta rifiuti campane sono tra le migliori in Italia e addirittura capaci di entrare in relazione con i più importanti gruppi di raccolta rifiuti del mondo. Le imprese di rifiuti napoletane infatti sono le uniche italiane a far parte della EMAS, francese, un Sistema di Gestione Ambientale, con lo scopo di prevenire e ridurre gli impatti ambientali legati alle attività che si esercitano sul territorio.

Se si va in Liguria o in Piemonte numerosissime attività che vengono gestite da società campane operano secondo tutti i criteri normativi e nel miglior modo possibile. A nord si pulisce, si raccoglie, si è in equilibrio con l’ambiente, a sud si sotterra, si lercia, si brucia. Guadagna la politica perché come dimostra l’inchiesta dei Pm Milita e Cantone, dell’antimafia di Napoli sui fratelli Orsi (imprenditori passati dal centrodestra al centrosinistra) in questo momento il meccanismo criminogeno attraverso cui si fondono tre poteri: politico imprenditoriale e camorristico – è il sistema dei consorzi.

Il Consorzio privato-pubblico rappresenta il sistema ideale per aggirare tutti i meccanismi di controllo. Nella pratica è servito a creare situazioni di monopolio sulla scelta di imprenditori spesso vicini alla camorra. Gli imprenditori hanno ritenuto che la società pubblica avesse diritto a fare la raccolta rifiuti in tutti i comuni della realtà consorziale, di diritto. Questo ha avuto come effetto pratico di avere situazioni di monopolio e di guadagno enorme che in passato non esistevano.

Nel caso dell’inchiesta di Milite e Cantone accadde che il Consorzio acquistò per una cifra enorme e gonfiata (circa nove milioni di euro) attraverso fatturazioni false la società di raccolta ECO4. I privati tennero per se gli utili e scaricarono sul Consorzio le perdite. La politica ha tratto dal sistema dei consorzi 13.000 voti e 9 milioni di euro all’anno, mentre il fatturato dei clan è stato di 6 miliardi di euro in due anni.

Ma guadagnano cifre immense anche i proprietari delle discariche come dimostra il caso di Cipriano Chianese, un avvocato imprenditore di un paesino, Parete, il suo feudo. Aveva gestito per anni la Setri, società specializzata nel trasporto di rifiuti speciali dall’estero: da ogni parte d’Europa trasferiva rifiuti a Giugliano-Villaricca, trasporti irregolari senza aver mai avuto l’autorizzazione dalla Regione. Aveva però l’unica autorizzazione necessaria, quella della camorra.

Accusato dai pm antimafia Raffaele Marino, Alessandro Milita e Giuseppe Narducci di concorso esterno in associazione camorristica ed estorsione aggravata e continuata, è l’unico destinatario della misura cautelare firmata dal gip di Napoli. Al centro dell’inchiesta la gestione delle cave X e Z, discariche abusive di località Scafarea, a Giugliano, di proprietà della Resit ed acquisite dal Commissariato di governo durante l’emergenza rifiuti del 2003. Chianese – secondo le accuse – è uno di quegli imprenditori in grado di sfruttare l’emergenza e quindi riuscì con l’attività di smaltimento della sua Resit a fatturare al Commissariato straordinario un importo di oltre 35 milioni di euro, per il solo periodo compreso tra il 2001 e il 2003.

Gli impianti utilizzati da Chianese avrebbero dovuto essere chiusi e bonificati. Invece sono divenute miniere in tempo di emergenza. Grazie all’amicizia con alcuni esponenti del clan dei Casalesi, hanno raccontato i collaboratori di giustizia, Chianese aveva acquistato a prezzi stracciati terreni e fabbricati di valore, aveva ottenuto l’appoggio elettorale nelle politiche del 1994 (candidato nelle liste di Forza Italia, non fu eletto) e il nulla osta allo smaltimento dei rifiuti sul territorio del clan.

La Procura ha posto sotto sequestro preventivo i beni riconducibili all’avvocato-imprenditore di Parete: complessi turistici e discoteche a Formia e Gaeta oltre che di numerosi appartamenti tra Napoli e Caserta. L’emergenza di allora, la città colma di rifiuti, i cassonetti traboccanti, le proteste, i politici sotto elezione hanno trovato nella Resit con sede in località Tre Ponti, al confine tra Parete e Giugliano, la loro soluzione.

Sullo smaltimento dei rifiuti in Campania ci guadagnano le imprese del nord-est. Come ha dimostrato l’operazione Houdini del 2004, il costo di mercato per smaltire correttamente i rifiuti tossici imponeva prezzi che andavano dai 21 centesimi a 62 centesimi al chilo. I clan fornivano lo stesso servizio a 9 o 10 centesimi al chilo. I clan di camorra sono riusciti a garantire che 800 tonnellate di terre contaminate da idrocarburi, proprietà di un’azienda chimica, fossero trattate al prezzo di 25 centesimi al chilo, trasporto compreso. Un risparmio dell’80% sui prezzi ordinari.

Se i rifiuti illegali gestiti dai clan fossero accorpati diverrebbero una montagna di 14.600 metri con una base di tre ettari, sarebbe la più grande montagna esistente ma sulla terra. Persino alla Moby Prince, il traghetto che prese fuoco e che nessuno voleva smaltire, i clan non hanno detto di no.

Secondo Legambiente è stata smaltita nelle discariche del casertano, sezionata e lasciata marcire in campagne e discariche. In questo paese bisognerebbe far conoscere Biùtiful cauntri (scritto alla napoletana) un documentario di Esmeralda Calabria, Andrea D’Ambrosio e Peppe Ruggiero: vedere il veleno che da ogni angolo d’Italia è stato intombato a sud massacrando pecore e bufale e facendo uscire puzza di acido dal cuore delle pesche e delle mele annurche. Ma forse è in un altro paese che si conoscono i volti di chi ha avvelenato questa terra.

E’ in un altro paese che i nomi dei responsabili si conoscono eppure ciò non basta a renderli colpevoli. E’ in un altro paese che la maggiore forza economica è il crimine organizzato eppure l’ossessione dell’informazione resta la politica che riempie il dibattito quotidiano di intenzioni polemiche, mentre i clan che distruggono e costruiscono il paese lo fanno senza che ci sia un reale contrasto da parte dell’informazione, troppo episodica, troppo distratta sui meccanismi.
[an error occurred while processing this directive]Non è affatto la camorra ad aver innescato quest’emergenza. La camorra non ha piacere in creare emergenze, la camorra non ne ha bisogno, i suoi interessi e guadagni sui rifiuti come su tutto il resto li fa sempre, li fa comunque, col sole e con la pioggia, con l’emergenza e con l’apparente normalità, quando segue meglio i propri interessi e nessuno si interessa del suo territorio, quando il resto del paese gli affida i propri veleni per un costo imbattibile e crede di potersene lavare le mani e dormire sonni tranquilli.

Quando si getta qualcosa nell’immondizia, lì nel secchio sotto il lavandino in cucina, o si chiude il sacchetto nero bisogna pensare che non si trasformerà in concime, in compost, in materia fetosa che ingozzerà topi e gabbiani ma si trasformerà direttamente in azioni societarie, capitali, squadre di calcio, palazzi, flussi finanziari, imprese, voti. E dall’emergenza non si vuole e non si po’ uscire perché è uno dei momenti in cui si guadagna di più.

L’emergenza non è mai creata direttamente dai clan, ma il problema è che la politica degli ultimi anni non è riuscita a chiudere il ciclo dei rifiuti. Le discariche si esauriscono. Si è finto di non capire che fino a quando sarebbe finito tutto in discarica non si poteva non arrivare ad una situazione di saturazione. In discarica dovrebbe andare pochissimo, invece quando tutto viene smaltito lì, la discarica si intasa.

Ciò che rende tragico tutto questo è che non sono questi i giorni ad essere compromessi, non sono le strade che oggi solo colpite delle “sacchette” di spazzatura a subire danno. Sono le nuove generazioni ad essere danneggiate. Il futuro stesso è compromesso. Chi nasce neanche potrà più tentare di cambiare quello che chi li ha preceduti non è riuscito a fermare e a mutare. L’80 per cento delle malformazioni fetali in più rispetto alla media nazionale avvengono in queste terre martoriate.

Varrebbe la pena ricordare la lezione di Beowulf, l’eroe epico che strappa le braccia all’Orco che appestava la Danimarca: “Il nemico più scaltro non è colui che ti porta via tutto, ma colui che lentamente ti abitua a non avere più nulla”. Proprio così, abituarsi a non avere il diritto di vivere nella propria terra, di capire quello che sta accadendo, di decidere di se stessi. Abituarsi a non avere più nulla.

(5 gennaio 2008)

Come ognuno di noi può contribuire a diminuire l’emergenza rifiuti

Ci sono alcune regole che possiamo adottare da subito:

evitare di utilizzare piatti, bicchieri e posate di plastica e tovaglioli di carta

procurarsi borse per la spesa di tessuto o comunque non monouso

effettuare comunque la raccolta differenziata, almeno dividendo l’umido dal secco

non comprare acqua minerale, ma al massimo installare un purificatore d’acqua sotto il lavello

Ricordiamoci, inoltre, che se abbiamo i rifiuti sotto casa la colpa è della mancata organizzazione della struttura comunale, la quale non si è attrezzata per la raccolta porta a porta e non ha predisposto isole ecologiche. Si parla sempre di termovalorizzatore, ma bisogna ricordare che questo al massimo dovrebbe servire a bruciare ciò che non si è riusciti a riciclare. Infatti la legge Ronchi prevede la riduzione, il riutilizzo, il riciclaggio dei rifiuti e quindi solo una parte marginale di questi dovrebbe essere bruciata.

Quindi non facciamoci imbrogliare, perchè dietro l’emergenza attuale c’è solo la solita commistione tra incapacità, malafede e collusione, come ha dimostrato la recente vicenda della discarica a Lo Uttaro.

Le foto che seguono sono state scattate il primo giorno dell’anno a San NIcola la Strada, a Casapulla e a Casagiove e dimostrano che laddovve si differenzia, anche in periodo di crisi, non c’è spazzatura per strada.

CASAPULLA (Raccolta nei contenitori stradali)

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SAN NICOLA LA STRADA (Raccolta nei contenitori stradali)

san-nicola.jpg

CASAGIOVE (raccolta differenziata porta a porta)

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O i rifiuti o noi di Stefano Montanari

Che l’uomo sia un essere unico sulla Terra, non ci sono dubbi. Spesso, presi dall’entusiasmo e commossi dalla nostra stessa grandezza, noi uomini ci spingiamo ben più in là, scrivendo Uomo con la maiuscola e definendoci come il capolavoro del creato.
A ben guardare, il bipede implume uomo, maiuscola o no, si distingue nettamente da ogni altro animale che popoli questo pianeta (lasciamo perdere il resto del creato di cui non sappiamo nulla) per una caratteristica sul cui essere positivo si può avanzare più di un dubbio: la sua capacità d’inquinare. Sì: l’uomo è l’unico animale che non viva in equilibrio con la natura, un equilibrio delicatissimo che si è istaurato in miliardi di anni e che è leibnizianamente il migliore e, comunque, l’unico possibile con gl’ingredienti a disposizione. Cambiando questi ingredienti, ecco che un altro equilibrio andrà a stabilirsi, con tutti gli sconvolgimenti che il fatto inevitabilmente comporta. Nulla di tragico per la natura che assumerà aspetti diversi da quelli di oggi, ma qualcuno dovrà sloggiare.
A differenza di ogni altro essere vivente, noi non produciamo scorie che, in un modo o nell’altro, entrino in un circolo virtuoso naturale e siano fonte di vita per altri coinquilini. Non da un punto di vista biologico, naturalmente, perché da lì non c’è nulla che ci differenzi da altri primati, ma dal punto di vista sociale. L’uomo di oggi vive il crepuscolo dell’illusione che la Terra gli consenta ogni capriccio, compreso quello di trasformarla in un immondezzaio. Ahimé, al brusco, ineludibile risveglio del prossimo futuro, avremo qualche delusione.
Il mondo è stato creato in maniera del tutto opinabile e di certo antidemocratica: le leggi che lo governano sono state promulgate senza il nostro consenso e non di rado non ci sfagiolano affatto. Prendiamo, tra le tante, quella che è la legge, o il principio, per meglio dire, di conservazione della massa. Questa stabilisce che in un sistema chiuso, cosa che la Terra è, la quantità di materia totale rimanga costante, il che costituisce un bel problema per chi trasforma quotidianamente materia più o meno amorfa e indifferenziata, almeno dal punto di vista di ciò che poi questa materia diventerà, in rifiuto, cioè in qualcosa che ci è servito per un tempo più o meno lungo e per un fine più o meno nobile ma che, fatta la sua funzione, non ci serve più. Anzi, ci dà pure fastidio. E rifiuto non è soltanto il sacchetto di plastica gettato via, ma sono i fumi che escono dai motori, dai camini delle industrie, degl’inceneritori, delle centrali elettriche e così via. Energia: l’uomo ha costruito una società che divora energia e questa energia s’illude di poterla estrarre dall’interno del sistema, cozzando così contro un concetto di fisica elementare: quella fonte andrà necessariamente ad esaurirsi e l’energia non sarà più disponibile. Inutile negarlo: il Pianeta è stato strizzato come un limone e ormai di succo per domani non ne restano che poche gocce.
Di una cosa dobbiamo renderci conto: il mondo non appartiene a noi, ma alla generazione che seguirà la nostra. Da loro l’abbiamo avuto in prestito e loro, a loro volta, lo dovranno rendere ai loro figli. Dunque, rispettare la Terra è anche
un atto d’amore non retoricamente rivolto alla natura in sé, ma verso chi noi abbiamo generato.
Arrivati, come siamo, a due passi dal capolinea e, anzi, avendo già superato sotto vari aspetti il punto di non ritorno, occorre che noi incominciamo a ragionare a testa fredda e smettiamo di dar corpo ad illusioni che la scienza smentisce da secoli e che il più elementare buon senso ci vieta di accettare.
Noi siamo qui da un paio di milioni di anni, ma è solo da qualche decennio che noi ci comportiamo come bambini viziati, facendo questo a scapito prima di tutto di noi stessi, perché un parassita (e l’uomo lo è diventato) che distrugga il proprio ospite è destinato inevitabilmente ad estinguersi su quell’ospite. Dal punto di vista pratico, questo significa che il modello di vita che ci siamo dati non è più sostenibile e che, dunque, per il futuro noi dobbiamo escogitare e mettere in atto comportamenti differenti da quelli odierni. Inutile negarlo: a qualcosa dovremo rinunciare; anzi, a più di qualcosa. Del resto, abbiamo dilapidato una fortuna come qualsiasi figliol prodigo e adesso non possiamo più permetterci i lussi di un tempo.
Non è ancora la soluzione per il futuro, ma la prima cosa da fare con tutta urgenza è quella di frenare la produzione dei rifiuti. E’ lapalissiano: il rifiuto che non c’è è quello che si smaltisce meglio. Per fare questo, però, dobbiamo costatare come un’economia, intesa etimologicamente come conduzione dell’ambiente, basata su consumi dettati da necessità artificialmente imposte non è sostenibile, se non altro a causa dei rifiuti che un sistema del genere non può altro che generare. Non sarà più possibile, ad esempio, usare imballi come facciamo ora, imballi che, da nuovi, costituiscono più o meno la metà del volume di una discarica. Il tubetto di dentifricio non potrà più essere contenuto in un’inutile scatola, il latte non potrà più stare in confezioni di cartone, per di più plastificato, idem per i detersivi e per tanti altri prodotti che possono tranquillamente essere smerciati in tutt’altra maniera. Già in qualche posto, quasi alla carbonara, si comincia a distribuire latte e detersivo direttamente da macchine automatiche presso cui il consumatore va con il proprio recipiente. La sorpresa è che il prezzo pagato crolla, il che sta a dimostrare quanto poco saggi siamo stati finora. Il colmo viene raggiunto quando si pensa al consumo che facciamo di acque minerali. Di fatto, noi compriamo pioggia ficcata in un contenitore spesso di plastica e, dunque, dannoso per l’ambiente, e la paghiamo ad un prezzo iperbolico, mille e mille volte superiore al costo effettivo di quel prodotto.
Il primo passo che dovremo per forza compiere, allora, è quello di educarci come consumatori. Dovremo comprare ciò di cui abbiamo bisogno e nient’altro, e questo indipendentemente dalla confezione fatta apposta per indurci all’acquisto. Non più il selvaggio conquistato a specchietti e perline, dunque, ma un consumatore colto. Nessun progresso tecnologico, ma uno molto più difficile da attuare che avviene nel nostro cervello.
Il monouso, mito dell’ultimo trentennio o giù di lì, occhiutamente sostenuto dalla filosofia economica statunitense, è ormai da considerare un dinosauro decrepito. Non perché non ci piaccia più: semplicemente perché non ce lo potremo più permettere. Questo richiede un drastico colpo di timone a tutto il nostro modo di vivere e, per l’industria, anche di progettare i propri prodotti. Tutto dovrà forzatamente essere più duraturo e, nel contempo, dovrà essere
possibile trasformarlo in materiali e sostanze con il minore impatto possibile sull’ecosistema. Ridurre, recuperare, riciclare e riusare non sarà più sufficiente: occorrerà che l’industria rivoluzioni la propria maniera di pensare il prodotto e l’idea sarà che ciò che lascia rifiuti è frutto di una cattiva progettazione.
Le leggi stesse dovranno cambiare. Non sarà più consentito vendere oggetti che non siano compatibili con la natura. Ogni mercanzia dovrà essere corredata di una scheda che elenchi ciascuno dei componenti e questi componenti dovranno essere “amici dell’ambiente”. Poi, ogni fabbricante dovrà prendersi carico completo dello smaltimento del suo prodotto quando, per qualsiasi motivo, questo non fosse più utilizzabile, il che obbligherà alla massima attenzione proprio in fase di concepimento del prodotto.
Malauguratamente, i rifiuti non sono una risorsa, contrariamente a quanto qualche pifferaio di Hamelin tenta di farci credere: sono un aspetto negativo della nostra società e basta. Pretendere di ricavarne energia è del tutto illusorio, e al proposito basta dare un’occhiata ai conti fatti da Gianni Tamino dell’Università di Padova, conti che dimostrano come, se si prendono in considerazione tutti gli addendi, il bilancio è fallimentare. A questo si aggiunga come estrarre energia dai rifiuti significhi espellere in atmosfera quantità enormi d’inquinanti, assai più aggressivi per la salute del rifiuto originale e superiori in massa a quello (bruciare significa ossidare e l’ossidazione avviene a spese dell’ossigeno atmosferico che ha una massa, e alla combustione si aggiungono altre sostanze che entrano nella massa finale). Questo non si potrà più fare non appena anche i politici più impermeabili alla scienza e gli “scienziati” più sensibili alle sirene dell’industria dovranno arrendersi all’ovvietà. Per quel poco di rifiuto che inevitabilmente resterà, dovremo studiare metodi di trasformazione (il verbo eliminare o quello smaltire sono in contraddizione con il primo principio della termodinamica) che non producano le sostanze velenose classiche dei sistemi d’incenerimento, dalle diossine ai furani agl’idrocarburi policiclici aromatici alle nanopolveri, tanto pericolose quanto cocciutamente ignorate dagli struzzi. Dal punto di vista tecnico, credo che il problema potrà essere risolto anche in più modi e parecchio si sta facendo ora. L’importante è che la ricerca miri ad una soluzione reale del problema e non a spostarlo o a nasconderlo come troppo spesso si è fatto.
Prevedere che cosa accadrà è difficile e facile al contempo. Difficile perché molto dipende dall’atteggiamento di chi ci governa e chi ci governa non ha spesso le conoscenze tecniche necessarie per scegliere con serenità e oculatezza. E poi, siamo tutti uomini di mondo e non ci sfugge il fatto che l’uomo politico resta un uomo e l’uomo è preda di tentazioni, tentazioni che, purtroppo, diverse lobby profondono a piene mani. Molto dipende dall’industria. Se anche l’industria si accorgerà che un mercato è sfruttabile finché questo mercato esiste ma, se il mercato viene distrutto perché non possono più esistere compratori, per l’industria è finita, avremo fatto un passo importante nella direzione corretta. Molto dipende dagli scienziati, compresa quella minoranza che si vende per sostenere assurdità come già fece in passato quando sostenne l’innocuità del fumo di tabacco o dell’amianto, e che è, alla fine, destinata inesorabilmente ad essere smentita. E molto dipende da ognuno di noi, dai nostri comportamenti singoli, perché uno più uno ripetuto
miliardi di volte fa un numero talmente grande da far pendere il Pianeta da una parte piuttosto che dall’altra.
La previsione facile è quella che, prima o poi, i rifiuti non ci saranno (quasi) più o, almeno, saranno profondamente diversi. Più presto di quanto non vorremmo pensare, ci troveremo di fronte ad una scelta impossibile da eludere: o i rifiuti o noi.
Pubblicato su Villaggio Globale, Anno X, Numero 37, Marzo 2007-03-14 pagg. 31-36

CAPUA, arriva Sergio Nazzaro: Io, per fortuna c’ho la camorra

La cultura della legalità a Capua a Palazzo Fazio – Sabato 5 gennaio 2008 – ore 18,30
Presentazione del libro “Io, per fortuna c’ho la camorra” (FAZI) di SERGIO NAZZARO
Con l’autore parlano del libro Gaetano Treppiccione, Vice presidente di Capuanova e Pasquale Iorio, Vice presidente di A.I.S.L.O. Riprende sabato 5 gennaio la programmazione del Follaro d’Oro 2007 ed a Capua, a Palazzo Fazio, alle 18,30 si ricomincia a parlare di legalità con la presentazione del libro “Io, per fortuna c’ho la camorra” di Sergio Nazzaro. Con l’autore ne parlano Gaetano Treppiccione vice presidente di Capuanova e Pasquale Iorio vice presidente di Aislo.
Il libro racconta la storia di tutti i giorni di molti cittadini della Provincia di Caserta. Ed infatti subito l’autore fa dire ad un suo estemporaneo interlocutore “Ma gli Italiani lo sanno che esistiamo?
C’è un’altra Italia che vive sul confine tra la provincia di Caserta e Napoli. Posti come Mondragone, Castelvolturno, Arzano, Villa Literno, Aversa, Frattamaggiore. Un mondo a stento registrato dai media che se ne accorgono solo quando ci scappa un morto di troppo. Un mondo fato di gente che ogni mattina riprende a lottare per la propria dignità senza alcuna garanzia di farcela e un mondo di gente che ha dichiarato guerra al mondo degli altri. Nazzaro affonda le mani in una realtà fatta di sfruttamento, dolore, disoccupazione, morte, violenza, sottosviluppo. Il suo sguardo registra le piccole cose delle grandi tragedie che nessuno vuole vedere. Le storie che nessuno racconta diventano 24 ore in terra di Camorra: un giorno come tanti altri. Non a caso il sottotitolo del libro è “Ventiquattro ore in terra di Camorra” che Sergio Nazzaro, nato e cresciuto a Mondragone, giornalista pubblicista, racconta in questa sua opera prima presentata, in anteprima assoluta per la Campania, da Capuanova con la preziosa collaborazione della libreria Uthòpia.
Nazzaro, in queste vicende marginali di muratori abusivi, poliziotti mortuari, legionari napoletani, avvocati cocainomani, spacciatori e vedove di morti ammazzati, ci entra con tutte le scarpe. La sua rabbia è una disperata forma di compassione. Un atto di solidarietà e cruda testimonianza scandito con il ritmo serrato del vero romanzo d’azione. Un romanzo duro e bruciante come la vita di tutti i giorni tra l’Asse mediano e la Domiziana.

INDULTO: UNA LEGGE SBAGLIATA – ECCO L’ELENCO DEI COLPEVOLI

Una delle leggi più ingiuste e indesiderate dalla maggior parte degli italiani è stata certamente l’indulto, votata indistintamente dalla destra e dalla sinistra, molte volte per coprire reati commessi dagli stessi parlamentari o dai loro amici finanziatori, e che, tra le ultime vittime, ha visto per esempio i dipendenti della Finmek, i quali hanno perso il posto di lavoro mentre i colpevoli si godono il frutto del loro malaffare impuniti in virtù delle pene cancellate grazie a questo provvedimento che certo non è stato voluto per svuotare le carceri, ma principalmente per evitare che i più grandi malfattori finanziari e coloro che hanno affiancato la malavita organizzata venissero puniti, anche dopo indagini durate anni e costate sforzi sovrumani alle forze dell’ordine, che a volte hanno lasciato sul campo la vita di uomini votati alla legge.

Si può definire questa una operazione democratica o è il trionfo del malaffare sulla giustizia?

Chi non vuole che questo si ripeta, conservi l’elenco sottostante e si impegni a non votare più le persone che vi sono incluse per evitare che si compiano in futuro simili nefandezze.

Ecco chi ha votato a favore della concessione dell’indulto (in grassetto i più noti):

Legge 31 luglio 2006, n. 241

Concessione di indulto

pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 176 del 31 luglio 2006

CAMERA:

Democrazia Socialista

Barani, Catone, De Luca Francesco, Del Bue, Nardi.
Forza Italia
Adornato
, Alfano Angelino, Alfano Gioacchino, Aprea, Aracu, Armosino, Azzolini, Baiamonte, Baldelli, Berlusconi, Bernardo, Berruti, Bertolini, Biancofiore, Bocciardo, Bonaiuti, Bondi, Boniver, Boscetto, Brancher, Bruno, Brusco, Caligiuri, Campa, Carfagna, Carlucci, Casero, Ceccacci, Ceroni, Cesaro, Cicchitto, Cicu, Colucci, Conte Gianfranco, Costa, Craxi, Crimi, Dell’elce, Della Vedova, Di Cagno Abbrescia, Di Centa, Di Virgilio, Fabbri, Fallica, Fasolino, Fedele, Ferrigno, Fini Giuseppe, Fitto, Floresta, Fontana Gregorio, Franzoso, Fratta Pasini, Galli, Garagnani, Gardini, Gelmini, Germana, Giacomoni, Giro, Giudice, Iannarilli, Jannone, La Loggia, Lainati, Laurini, Lazzari, Lenna, Leone, Licastro Scardino, Lupi, Marinello, Marras, Martusciello, Mazzaracchio, Milanato, Minardo, Mistrello Destro, Misuraca, Mondello, Mormino, Moroni, Nan, Napoli Osvaldo, Palmieri, Palumbo, Paoletti Tangheroni, Paroli, Pecorella, Pelino, Pepe Mario, Pescante, Picchi, Pili, Pizzolante, Ponzo, Prestigiacomo, Ravetto, Rivolta, Rossi Luciano, Russo Paolo, Santelli, Sanza, Scajola, Simeoni, Stagno D’alcontres, Stradella, Testoni, Tondo, Tortoli, Uggè, Valducci, Valentini, Verdini, Verro, Vitali, Vito Alfredo, Vito Elio, Zanetta, Zorzato.

Italia Dei Valori
Rossi Gasparrini.

La Rosa Nel Pugno
Antinucci, Beltrandi, Bonino, Boselli, Buemi, Buglio, Capezzone, Crema, D’Elia, Di Gioia, Mancini, Mellano, Piazza Angelo, Poretti, Schietroma, Turci, Turco, Villetti.

Misto
Brugger, Neri, Nucara, Oliva, Rao, Reina, Widmann, Zeller.

Rifondazione Comunista
Acerbo, Burgio, Cannavò, Cardano, Caruso, Cogodi, De Cristofaro, De Simone, Deiana, Dioguardi, Duranti, Falomi, Farina Daniele, Ferrara, Folena, Forgione, Frias, Giordano, Guadagno, Iacomino, Khalil, Locatelli, Lombardi, Mantovani, Mascia, Migliore, Mungo, Olivieri, Pegolo, Perugia, Provera, Ricci Andrea, Ricci Mario, Rocchi, Russo Franco, Siniscalchi, Smeriglio, Sperandio, Zipponi.

Udc
Adolfo, Alfano Ciro, Barbieri, Bosi, Capitanio Santolini, Casini, Cesa, Ciocchetti, Compagnon, Conti Riccardo, D’Agrò, D’Alia, Delfino, Dionisi, Drago, Forlani, Formisano, Galati, Galletti, Giovanardi, Greco, Lucchese, Marcazzan, Martinello, Mazzoni, Mele, Mereu, Peretti, Romano, Ronconi, Ruvolo, Tabacci, Tassone, Tucci, Vietti, Volontè, Zinzi.

Udeur
Adenti, Affronti, Capotosti, Cioffi, D’Elpidio, Fabris, Giuditta, Li Causi, Morrone, Picano, Pisacane, Satta.

Ulivo
Albonetti, Allam, Amato, Amendola, Amici, Attili, Aurisicchio, Bandoli, Baratella, Barbi, Bellanova, Benvenuto, Benzoni, Bersani, Betta, Bianchi, Bianco, Bimbi, Bindi, Bocci, Boffa, Bordo, Brandolini, Bressa, Bucchino, Buffo, Burchiellaro, Burtone, Caldarola, Calgaro, Capodicasa, Carbonella, Cardinale, Carta, Castagnetti, Ceccuzzi, Cesario, Chianale, Chiaromonte, Chicchi, Chiti, Cialente, Codurelli, Colasio, Cordoni, Cosentino Lionello, Crisafulli, Crisci, Cuperlo, D’alema, D’antona, D’antoni, Damiano, Dato, De Biasi, De Brasi, De Castro, De Piccoli, Delbono, Di Girolamo, Di Salvo, Duilio, Fadda, Farina Gianni, Farinone, Fasciani, Fassino, Fedi, Ferrari, Fiano, Filippeschi, Fincato, Fiorio, Fioroni, Fistarol, Fluvi, Fogliardi, Fontana Cinzia, Franceschini, Franci, Froner, Fumagalli, Galeazzi, Gambescia, Garofani, Gentili, Gentiloni, Ghizzoni, Giachetti, Giacomelli, Giovanelli, Giulietti, Gozi, Grassi, Grillini, Iannuzzi, Incostante, Intrieri, Lanzillotta, Laratta, Leddi Maiola, Lenzi, Leoni, Letta, Levi, Lomaglio, Longhi, Lovelli, Lucà, Lulli, Luongo, Lusetti, Maderloni, Mantini, Maran, Marantelli, Marcenaro, Marchi, Mariani, Marino, Marone, Martella, Mattarella, Melandri, Merlo Giorgio, Merloni, Meta, Migliavacca, Miglioli, Milana, Minniti, Misiani, Monaco, Morri, Mosella, Motta, Musi, Mussi, Naccarato, Nannicini, Narducci, Nicchi, Oliverio, Orlando Andrea, Ottone, Papini, Parisi, Pedulli, Pertoldi, Pettinari, Pinotti, Piro, Piscitello, Pollastrini, Prodi, Quartiani, Ranieri, Realacci, Rigoni, Rossi Nicola, Rotondo, Ruggeri, Rugghia, Rusconi, Ruta, Rutelli, Samperi, Sanga, Sanna, Santagata, Sasso, Schirru, Scotto, Sereni, Servodio, Sircana, Soro, Spini, Sposetti, Squeglia, Stramaccioni, Strizzolo, Suppa, Tanoni, Tenaglia, Testa, Tolotti, Tomaselli, Trupia, Vannucci, Velo, Ventura, Verini, Vichi, Vico, Villari, Viola, Violante, Visco, Volpini, Zaccaria, Zanotti, Zucchi, Zunino.


Verdi
Balducci, Boato, Boco, Bonelli, Cassola, Cento, De Zulueta, Francescato, Fundarò, Lion, Pecoraro Scanio, Pellegrino, Piazza Camillo, Poletti, Trepiccione, Zanella.

SENATO

ALLEANZA NAZIONALE
Buccico Emilio Nicola, Curto Euprepio, De Angelis Marcello, Matteoli Altero, Saporito Learco, Valentino Giuseppe

AUT
Bosone Daniele, Molinari Claudio, Montalbano Accursio, Negri Magda, Peterlini Oskar, Pinzger Manfred, Rubinato Simonetta, Thaler Ausserhofer Helga, Tonini Giorgio

DC-IND-MA
Antonione Roberto, Cutrufo Mauro, Girfatti Antonio Franco, Manunza Ignazio, Massidda Piergiorgio, Pistorio Giovanni, Rotondi Gianfranco, Santini Giacomo, Saro Giuseppe Ferruccio, Stracquadanio Giorgio Clelio

FORZA ITALIA
Alberti Casellati M. E., Amato Pietro Paolo, Asciutti Franco, Azzollini Antonio, Baldini Massimo, Barba Vincenzo, Barelli Paolo, Bettamio Giampaolo, Bianconi Laura, Biondi Alfredo, Bonfrisco Anna Cinzia, Burani Procaccini Maria, Camber Giulio, Cantoni Gianpiero Carlo, Carrara Valerio, Casoli Francesco, Cicolani Angelo Maria, Colli Ombretta, Comincioli Romano, Costa Rosario Giorgio, D’Ali’ Antonio, Dell’Utri Marcello, Fazzone Claudio, Ferrara Mario Francesco, Firrarello Giuseppe, Gentile Antonio, Ghedini Niccolo’, Ghigo Enzo, Giuliano Pasquale, Grillo Luigi, Iannuzzi Raffaele, Iorio Angelo Michele, Izzo Cosimo, Lorusso Antonio, Lunardi Pietro, Malan Lucio, Malvano Franco, Marini Giulio, Mauro Giovanni, Morra Carmelo, Nessa Pasquale, Novi Emiddio, Palma Nitto Francesco, Pastore Andrea, Pianetta Enrico, Piccioni Lorenzo, Piccone Filippo, Pisanu Beppe, Pittelli Giancarlo, Possa Guido, Quagliariello Gaetano, Rebuzzi Antonella, Sacconi Maurizio, Scarabosio Aldo, Scarpa Bonazza Buora Paolo, Schifani Renato Giuseppe, Scotti Luigi, Stanca Lucio, Sterpa Egidio, Taddei Vincenzo, Tomassini Antonio, Vegas Giuseppe, Ventucci Cosimo, Viceconte G. Walter C., Vizzini Carlo, Zanettin Pierantonio, Ziccone Guido

IU-VERDI-COMUNISTI ITALIANI
Bulgarelli Mauro, Cossutta Armando, De Petris Loredana, Pecoraro Scanio Marco, Ripamonti Natale, Silvestri Gianpaolo

MISTO
Andreotti Giulio, Colombo Emilio, Cossiga Francesco, Del Pennino Antonio
Adolfo Mar

MISTO-PDM
Fuda Pietro

MISTO.POP-UDEUR
Barbato Tommaso, Cusumano Stefano, Mastella Clemente

RIFONDAZIONE COMUNISTA-SE
Albonetti Martino, Alfonzi Daniela, Allocca Salvatore, Boccia Maria Luisa, Bonadonna Salvatore, Brisca Menapace Lidia, Capelli Giovanna, Caprili Milziade, Confalonieri Giovanni, Del Roio Josè Luiz, Di Lello Finuoli Giuseppe, Emprin Gilardini Erminia, Gagliardi Rina, Giannini Fosco, Grassi Claudio, Liotta Santo, Malabarba Luigi, Martone Francesco, Nardini Maria Celeste, Palermo Anna Maria, Russo Spena Giovanni, Sodano Tommaso, Tecce Raffaele, Turigliatto Franco, Valpiana Tiziana, Vano Olimpia, Zuccherini Stefano

UDC
Baccini Mario
, Buttiglione Rocco, Ciccanti Amedeo, De Poli Antonio, D’Onofrio Francesco, Eufemi Maurizio, Fantola Massimo, Follini Marco, Forte Michele, Libe’ Mauro, Maffioli Graziano, Maninetti Luigi, Marconi Luca, Monacelli Sandra, Naro Giuseppe, Pionati Francesco, Poli Nedo Lorenzo, Ruggeri Salvatore, Trematerra Gino, Zanoletti Tomaso

ULIVO
Adragna Benedetto, Amati Silvana, Angius Gavino, Baio Dossi Emanuela, Banti Egidio, Barbieri Roberto, Barbolini Giuliano, Bassoli Fiorenza, Battaglia Giovanni, Bellini Giovanni, Benvenuto Giorgio, Bettini Goffredo Maria, Bianco Enzo, Binetti Paola, Bobba Luigi, Boccia Antonio, Bodini Paolo, Bordon Willer, Bruno Franco, Brutti Massimo, Brutti Paolo, Bubbico Filippo, Cabras Antonello, Calvi Guido, Carloni Anna Maria, Casson Felice, D’Amico Natale Maria Alfonso, Danieli Franco, De Simone Andrea Carmine, Di Siena Piero, Enriques Federico, Fazio Bartolo, Ferrante Francesco, Filippi Marco, Finocchiaro Anna, Fontana Carlo Ferruccio Antoni, Franco Vittoria, Galardi Guido, Garraffa Costantino, Gasbarri Mario, Giaretta Paolo, Iovene Antonio, Ladu Salvatore, Latorre Nicola, Legnini Giovanni, Livi Bacci Massimo, Lusi Luigi, Maccanico Antonio, Magistrelli Marina, Magnolfi Beatrice Maria, Manzella Andrea, Manzione Roberto, Marino Ignazio Roberto Maria, Massa Augusto, Mele Giorgio, Mercatali Vidmer, Micheloni Claudio, Mongiello Colomba, Montino Esterino, Morando Antonio Enrico, Morgando Gianfranco, Nieddu Gianni, Palumbo Aniello, Papania Antonino, Pasetto Giorgio, Pegorer Carlo, Piglionica Donato, Pignedoli Leana, Pisa Silvana, Polito Antonio, Pollastri Edoardo, Procacci Giovanni, Randazzo Antonino, Ranieri Andrea, Roilo Giorgio, Ronchi Edo, Rossa Sabina, Rossi Paolo, Salvi Cesare, Scalera Giuseppe, Scarpetti Lido, Serafini Anna Maria, Sinisi Giannicola, Soliani Albertina, Treu Tiziano, Turano Renato Guerino, Turco Livia, Vernetti Gianni, Villecco Calipari Rosa Maria, Vitali Walter, Zanda Luigi, Zavoli Sergio Wolmar 
 

ECCO L’ELENCO DEI REATI COPERTI DALL’INDULTO CHE ANNULLA LA PENA SE INFERIORE A TRE ANNI O LA DIMINUISCE DELLO STESSO TEMPO (IN GRASSETTO QUELLI FINANZIARI O CORRUZIONE POLITICA):

PECULATO, SPIONAGGIO POLITICO O MILITARE, INDEBITA PERCEZIONE DI EROGAZIONI A DANNO DELLO STATO, CONCUSSIONE, CORRUZIONE PER ATTI D’UFFICIO, CORRUZIONE IN ATTI GIUDIZIARI, ISTIGAZIONE ALLA CORRUZIONE, ABUSO D’UFFICIO, VIOLENZA O MINACCIA A PUBBLICO UFFICIALE, RESISTENZA A PUBBLICO UFFICIALE, INTERRUZIONE DI UN UFFICIO O SERVIZIO PUBBLICO O DI UN SERVIZIO DI PUBBLICA NECESSITA’, MILLANTATO CREDITO, USURPAZIONE DI FUNZIONI PUBBLICHE, ABUSIVO ESERCIZIO DI UNA PROFESSIONE, FALSA TESTIMONIANZA, FRODE PROCESSUALE, EVASIONE. ESERCIZIO ARBITRARIO DELLE PROPRIE RAGIONI CON VIOLENZA SULLE PERSONE, VIOLAZIONE DI SEPOLCRO, VILIPENDIO DI CADAVERE, OCCULTAMENTO, DISTRUZIONE, SOPPRESSIONE O SOTTRAZIONE DI CADAVERE, ISTIGAZIONE A DELINQUERE, ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE (SALVO ARTICOLI 600, 601, 602 C.P.), SCAMBIO ELETTORALE POLITICO MAFIOSO, DEVASTAZIONE E SACCHEGGIO, INCENDIO, NAUFRAGIO, SOMMERSIONE O DISASTRO AVIATORIO, DISASTRO FERROVIARIO, RIMOZIONE OD OMISSIONE DOLOSA O COLPOSA DI CAUTELE CONTRO INFORTUNI SUL LAVORO, AVVELENAMENTO DI ACQUE O SOSTANZE ALIMENTARI, COMMERCIO O SOMMINISTRAZIONE DI MEDICINALI GUASTI, DELITTI COLPOSI CONTRO LA SALUTE PUBBLICA, FALSIFICAZIONI, SOPPRESSIONE, DISTRUZIONE E OCCULTAMENTO DI ATTI VERI, MANOVRE SPECULATIVE SU MERCI, TURBATA LIBERTA’ DELL’INDUSTRIA O DEL COMMERCIO, AGGIOTAGGIO, INSIDER TRADING, BANCAROTTA FRAUDOLENTA, MALTRATTAMENTI IN FAMIGLIA O VERSO FANCIULLI, SOTTRAZIONE CONSENSUALE DI MINORENNI, OMICIDIO, INFANTICIDIO IN CONDIZIONI DI ABBANDONO MATERIALE E MORALE, ISTIGAZIONE AL SUICIDIO, LESIONE PERSONALE, ABBANDONO DI PERSONE MINORI O INCAPACI, OMISSIONE DI SOCCORSO, SEQUESTRO DI PERSONA (ESCLUSO QUELLO A SCOPO DI ESTORSIONE), VIOLENZA O MINACCIA PER COSTRINGERE A COMMETTERE REATO, MINACCIA, VIOLAZIONE DI DOMICILIO, VIOLAZIONE DI CORRISPONDENZA . INTERCETTAZIONI DI COMUNICAZIONI INFORMATICHE O TELEMATICHE, FURTO, FURTO IN ABITAZIONE E FURTO CON STRAPPO, RAPINA, ESTORSIONE, TRUFFA, CIRCONVENZIONE DI PERSONE INCAPACI, FABBRICAZIONE O COMMERCIO NON AUTORIZZATO DI ARMI, MALTRATTAMENTO DI ANIMALI, RICETTAZIONE, RICICLAGGIO (E’ ESCLUSO SOLO PER DENARO, BENI  O UTILITA’ RIVENIENTI DA SEQUESTRO DI PERSONA A SCOPO DI ESTORSIONE O DA DELITTI CONCERNENTI PRODUZIONE O TRAFFICOI DI SOSTANZE STUPEFACENTI O PSICOTROPE), IMPIEGO DI DENARO DI PROVENIENZA ILLECITA.

energia rinnovabile: la Germania fa sul serio e noi?

La politica governativa italiana, quella che non decide e si limita a galleggiare sull’esistente, riceve uno schiaffo morale dalla Germania della Merkel che ha deciso di fare della lotta contro il riscaldamento globale la priorità più alta del proprio programma,stilando un programma articolato che prevede i seguenti punti:
– entro il 2020 le emissioni tedesche di anidride carbonica devono essere ridotte del 40% e le energie rinnovabili entro quella data devono coprire il 20% di tutte le fonti
– viene stanziato un miliardo di euro per la ricerca nel campo delle energie rinnovabili
– si interverrà con regolamenti edilizi nuovi che impongono costruzioni con materiali che le rendano a basso consumo di energia, nelle quali i pannelli fotovoltaici diventano parte integrante dell’architettura
– si offrirà ai condomini che producono energia solare in eccesso la possibilità di venderla a prezzi vantaggiosi ai gestori elettrici
– sono previsti incentivi statali per la costruzione di automobili a bassa emissione di inquinanti o elettriche o a idrogeno.
A questo piano organico, presto operativo, si aggiunge il fatto che il governo tedesco considera le energie rinnovabili un settore di affari con potenzialità di mercato mondiale, in cui il gruppo Thyssen ha già una società che è la numero uno al mondo in tecnologia per l’energia eolica, e la Bosch spende il 40% dei suoi fondi destinati alla ricerca per sviluppare prodotti per tecnologie che non usano combustibili fossili. La Solar di Berlino la settimana scorsa ha avuto un contratto per costruire 6 impianti di produzione di energia solare in Puglia (praticamente i tedeschi vendono sole ai pugliesi, che è come dire vendere ghiaccio agli esquimesi).
La riflessione che propongo è questa: la trasformazione del modo di produrre, da inquinante e distruttivo per la terra e la nostra salute, a processo sostenibile e salubre passa attraverso decisioni politiche e non per il “libero mercato” che continuerebbe allegramente nelle sue devastazioni.
Ciò richiede che la politica sia autorevole e le priorità ambientali non siano messe in coda, ma al primo posto programmatico.
Malgrado la Germania produca un cospicuo 27% del suo fabbisogno energetico dal nucleare, non è in programma nessun ampliamento del settore, avendo i pragmatici tedeschi capito che, se ai costi del kilovattore nucleare si aggiungono lo smantellamento delle centrali obsolete e la messa in sicurezza delle scorie, oltre i pericoli in agguato, l’energia del nucleare risulta la più pericolosa e costosa al mondo.
La immediata diffusione sul territorio di tecnologie rinnovabili, dai piccoli rotori eolici da balcone, ai tetti condominiali con pannelli fotovoltaici, se appoggiata da una politica governativa coerente e illuminata, nell’arco di pochissimi anni, porterebbe un paese come l’Italia, che per gli usi domestici consuma il 20% di tutta la energia prodotta (il 30% è per i trasporti, il 50% è assorbito dal sistema industriale), a rientrare nei parametri di Kyoto.
Se a questo aggiungessimo un piano per la costruzione di centrali a specchi (il solare termodinamico di Rubbia), che la Spagna sta già costruendo in venti esemplari, molte produzioni industriali che vanno a gasolio si potrebbero riconvertire a energia elettrica e la pace con l’ambiente sarebbe quasi fatta.
Tutta la responsabilità è della politica. Le forze economiche conoscono solo la legge del profitto e solo una buona politica può guidare e regolare uno sviluppo industriale sostenibile.
Paolo De Gregorio
dal sito http://www.arcoiris.tv

Caserta (di Raffaele Cantone, magistrato da Il Mattino di Sabato 17 Novembre 2007) –

L’intervento ad un dibattito a Bologna di Roberto Saviano, secondo cui la camorra è presente nelle strutture locali dei partiti anche di sinistra, suscita alcune riflessioni.

 Il fatto riferito, in sé, è difficilmente negabile…; lo dimostrano inequivocabilmente i numerosi scioglimenti, proprio per infiltrazioni camorristiche, di comuni della provincia di Napoli e Caserta – e persino di una Asl – gestiti da amministrazioni di entrambi gli schieramenti. Del resto, le organizzazioni camorristiche, in particolar modo quelle più organizzate, hanno da tempo manifestato interesse ad essere rappresentate nei partiti e, attraverso di essi, nella gestione degli enti locali; attraverso gli enti, infatti, si controllano i centri di spesa e, quindi, gli appalti e si costruisce e gestisce un «consenso sociale» che è indispensabile anche ai clan per sopravvivere.

 La novità – e le indagini lo dimostrano – è l’«ambito politico» verso il quale i clan manifestano il loro interesse. Nel post-terremoto, quando il fenomeno ha assunto dimensioni importanti, i camorristi guardavano al blocco di potere che faceva capo specialmente ai due principali partiti nazionali al governo. Sarebbe, ovviamente, sbagliato generalizzare ritenendo quei partiti controllati dalla criminalità; e proprio con il loro concorso che si sono fatte importanti riforme per la lotta alla mafia e nelle loro fila sono cresciuti esponenti, anche di primo piano, dell’antimafia; nelle articolazioni locali erano, però, presenti soggetti che non disdegnavano un rapporto sinallagmatico con i clan: voti in cambio di appalti e favori. Quei partiti avevano, però, nella loro organizzazione anche gli antidoti per evitare – o comunque, rendere difficile – il propagarsi verso l’alto dei virus. Un episodio dimostra quanto si afferma; quando il sindaco di un paese dell’Aversano, fratello del capo dei Casalesi, si propose per l’elezione al Senato, l’allora presidente della Repubblica Pertini intervenne bloccando una candidatura a dir poco sospetta.

 Con il crollo di quei partiti e con il mutamento anche della legge elettorale per gli enti locali, i clan camorristici, autonomi in ogni territorio e senza una struttura di vertice, si sono agilmente adattati al nuovo contesto. Non è uno slogan dire che i clan hanno perseguito un obiettivo: non essere mai – o quasi – all’opposizione. Lo hanno fatto sfruttando – è drammatico dirlo – una riforma elettorale che è stata un toccasana per la stabilità in gran parte d’Italia; hanno saputo utilizzare le utilità marginali dei voti, e cioè quei pacchetti che controllano attraverso gli affiliati, le famiglie ed i fiancheggiatori, facendole pesare nello spostamento degli equilibri locali; attraverso la preferenza unica, poi, è divenuto possibile anche l’elezione di rappresentanti di riferimento. È così che cambia il meccanismo dell’infiltrazione: i clan non cercano più candidati dei partiti da appoggiare; ne individuano propri che, portando in dote il «pacchetto», si fanno eleggere in qualunque schieramento in cui si presentano.

La destrutturazione dei partiti e, quindi, la minore capacità di intervenire dall’alto rendono più difficili gli antidoti tradizionali e lasciano le responsabilità – con i connessi rischi – delle candidature agli organismi politici locali, spesso preoccupati solo di portare a casa il risultato positivo della contesa elettorale. È inutile dirlo: questo scenario – presente in molte realtà della provincia – è molto trasversale anche se i clan, assolutamente deideologizzati, sono interessati ad appoggiarsi a quegli schieramenti che appaiono vincenti nei diversi ambiti – regionali, provinciali e comunali – del territorio. Alcune strutture partitiche, ovviamente, sono culturalmente meno idonee al contagio.

Come intervenire. In primis, vanno cambiate alcune regole; si spostino i meccanismi decisionali degli appalti più importanti dagli enti locali ad una stazione unica, gestita dal prefetto; si individuino ipotesi di non candidabilità di coloro che hanno fatto parte di amministrazioni sciolte per infiltrazione camorristica. E poi, un po’ di maggior coraggio dei partiti; nel corso di un convegno a Caserta l’attuale ministro degli Esteri disse senza mezzi termini che la politica non deve aspettare condanne o arresti per sapere chi non candidare perchè nelle realtà locali certi fatti sono noti; basterebbe, forse, applicare questa raccomandazione per ridurre i rischi di infiltrazione.

BONIFICA DEL SITO E DELLE ISTITUZIONI LOCALI. ORA!

COMITATO EMERGENZA RIFIUTI

Caserta, 22 novembre 2007

 

BONIFICA DEL SITO E DELLE ISTITUZIONI LOCALI. ORA!

Il Tribunale Civile di Napoli ha accolto il ricorso ex art.700 c.p.c. presentato dal Comitato Emergenza Rifiuti e ha verificato la fondatezza circa l’individuazione e utilizzo di un sito illegittimo, illegale, inquinato e inquinante. La magistratura penale di Santa Maria Capua Vetere, a seguito denunce del Comitato Emergenza Rifiuti ha posto i sigilli alla discarica e inviato 12 avvisi di garanzia ai responsabili di questo disastro. La questione è chiusa.

Tale sito, alterando i dati reali con dichiarazioni false (il sito era infatti di 200.000 mc e non di 450.000 come dichiarato), è stato offerto al commissario Bertolaso da uno pseudo comitato tecnico-scientifico. Il Commissario, senza alcuna verifica seria e affidabile, circondandosi, infatti, di personaggi incompetenti e ben noti agli onori delle cronache giudiziarie, ha dilapidato tempi e risorse finanziarie enormi perpetuando e aggravando il vasto inquinamento ambientale e tutte le sue matrici, in particolare le falde acquifere e l’aria.

 

Vale la pena ricordare che tale sito è stato scelto e caldeggiato, contro ogni logica ambientale e ingegneristica, dal Presidente dell’Amministrazione Provinciale di Caserta, di concerto con il sindaco della città capoluogo e dal sig. Prefetto, con la conseguenza di tentare di sanare situazioni pregresse di illegalità nonostante i commissari delegati, prefetti di Napoli e Caserta avessero più volte, a partire dal 1994 rappresentato tali illegittimità e informato la stessa Autorità giudiziaria. Il sito scelto per il suo esiguo volume era già pieno di rifiuti e, se non fosse intervenuto il sequestro, entro pochi giorni la discarica sarebbe stata comunque chiusa.

 

Il Comitato Emergenza Rifiuti esprime la sua profonda soddisfazione e gratitudine alla magistratura che, ancora una volta, ascoltando le ragioni della società civile, ha fatto trionfare la verità e posto un punto fermo sulla cosiddetta emergenza rifiuti. Tale organo dello Stato che, pur operando in un contesto difficile, ha rapidamente portato a termine le indagini e avviato il procedimento per punire i colpevoli. Ai magistrati e alle forze dell’ordine un sostegno forte della gente per andare fino in fondo su questa impresa e un ringraziamento che ha un duplice valore: aver confermato il valore della democrazia; aver ridato speranza nelle istituzioni e nel patto sociale ad un popolo abbandonato. Il sostegno va ancora alla Magistratura in un momento in cui, con le strumentali pressioni anche di amministratori pubblici, si tenta di far arretrare un processo di ritorno alla legalità del nostro territorio.

Il Comitato ringrazia i legali e quanti, che con la loro professionalità e partecipazione hanno consentito di raggiungere un tale obiettivo.

 

E’ necessario ricordare che il Comitato, sin dalla firma del protocollo d’intesa (11 novembre 2006) si era preoccupato di informare le autorità sul reale stato delle cose, delle scelte interessate del sito effettuato sulla base di dichiarazioni false di pubblici dipendenti e del successivo stato di assoluta precarietà e illegalità della discarica e di come essa è stata gestita da personale scelto incautamente dal dr. De Franciscis e dal vice prefetto dr. Provolo nella qualità di commissario e vice commissario del Consorzio ACSA Ce3 cui il dr. Bertolaso aveva delegato la gestione. Già ad aprile, a cantiere ancora aperto, la RAI News 24 aveva divulgato per quattro giorni in tutto il mondo il filmato e le dichiarazioni del capo cantiere che ammetteva l’esistenza sotto la copertura della discarica in costruzione, d’ingenti quantitativi di rifiuti. In un incontro ufficiale avvenuto nel mese di marzo tra il Comitato, i rappresentanti dei partiti della sinistra, la CGIL e le istituzioni rappresentate dal sindaco di San Marco Evangelista, il Presidente della Provincia, il Prefetto, l’assessore provinciale all’ambiente, il delegato del Commissario di governo ed i più alti vertici territoriali delle forze dell’ordine, i rappresentanti del Comitato ufficialmente avanzavano al sig. Prefetto la richiesta di indagini (carotaggi) volte ad accertare definitivamente la preesistente presenza di rifiuti nella cava Mastropietro. Su tale richiesta il Comitato otteneva un deciso rifiuto da parte del Prefetto Stasi. Il rappresentante del Commissario di governo, inoltre, proprio per realizzare un corretto ciclo dei rifiuti, si impegnava ad una pronta installazione di 5 impianti di compostaggio, nel territorio provinciale; cosa ad oggi ancora non realizzata. In una riunione successiva, tenuta nel mese di ottobre scorso, il prefetto Pansa dichiarava che gli impianti in parola non potevano essere messi in funzione in quanto, nel frattempo, risultavano a suo dire “cannibalizzati”. Su tale circostanza e visto che nessun impianto di compostaggio risulta essere stato mai installato sul territorio regionale, il Comitato chiede che la Corte dei Conti intervenga per fare luce sull’oscura vicenda.

 

Tutta la vicenda si basa su un arrogante presupposto di impunità da parte di tutti i decisori, protagonisti di questa sporca storia.

 

La Magistratura, ancora una volta, è stata costretta a fermare scelte illegali e pericolose effettuate da una classe politica incapace e non all’altezza di gestire la cosa pubblica, esponendo le popolazioni e l’ambiente, in ragione di una pervicace e persistente emergenza rifiuti, a pericolo sanitario certo.

 

Vale la pena precisare ancora che sia il dr. Bertolaso, sia il Prefetto sig.ra Stasi, sia il Sindaco e il Presidente della Provincia furono subito edotti da questo Comitato sullo stato reale del sito di Lo Uttaro, delle sue pregresse vicende e del suo stato di illegalità, grazie alla connivenza di quegli stessi funzionari incaricati poi a indicare il sito nella commissione di cui faceva parte pure l’arch. De Biasio. Il Comitato, così come l’Università Federico II (prof. De Medici) sin dal febbraio 2007 avevano indicato siti alternativi e ipotesi di lavoro diversi dalla discarica. Lo stesso Bertolaso, in una audizione alla Camera dei Deputati aveva dichiarato che in Campania esistono ben 665 siti (cave) idonei ad essere trasformati in discariche! Il Comitato ha inutilmente sollecitato la Provincia ad elaborare il Piano provinciale per lo smaltimento dei rifiuti, in attesa da un anno. Lo stesso Comitato ha elaborato, inascoltato, delle precise proposte per superare la crisi in corso. Ha cercato di supportare (con il Comitato dei Garanti) anche la fase della gestione della discarica, nonostante le posizioni contrarie, proprio per arginare e controllare che almeno la gestione fosse corretta e rispettosa della legge e del buon senso. Neanche questo. Occorre ricordare che, comunque, anche se si fossero rispettati i parametri di legge relativi al materiale sversato, la successiva produzione di percolato avrebbe comunque inquinato la falda in quanto l’impermeabilizzazione presentava larghi squarci. Nella discarica si è sversato di tutto, anche materiale pericoloso oltre che fanghi di depurazione. Il Comitato giudica scandaloso e preoccupante che le sollecitazioni e gli inviti a fare qualcosa da parte del Comitato dei Garanti siano rimaste costantemente inascoltate dal Prefetto Pansa, come da tutte le autorità locali, responsabili anche della tutela della salute pubblica. L’unica risposta dai decisori politici è stata invece, quella di nominare nel comitato dei garanti altri politici senza alcuna competenza e volontà di garantire che a Lo Uttaro la legge venisse rispettata; eletti evidentemente solo con la precisa idea di controllare e frenare l’operato dei tecnici operanti all’interno del Comitato dei Garanti, unici presenti nel gruppo e indicati dal Comitato Emergenza Rifiuti.

In tutta questa situazione, nonostante la presenza della discarica sul territorio, mentre la raccolta differenziata a Caserta, così come nella conurbazione (S. Nicola, Maddaloni, San Marco E.) è precipitata a percentuali ridicole, la TARSU è aumentata e a Caserta è la più alta d’Italia, i rifiuti rimangono in mezzo alle strade e le aree da bonificare sono rimaste come un monumento al disinganno e all’incompetenza di amministratori arroganti quanto inefficaci.

 

 

ADESSO CI ASPETTIAMO GIUSTIZIA e UNA BONIFICA GENERALE, DALLE ISTITUZIONI AL SITO ABUSIVO, ILLEGALE E PERICOLOSO DI LO UTTARO. Occorre rapidamente ridare fiducia nelle istituzioni democratiche alla gente e alla popolazione campana cui è stata tolta anche l’onorabilità da affaristi, colletti bianchi e da una classe politica non meritevole della fiducia accordata.

 

Per questi motivi il Comitato Emergenza Rifiuti chiede:

Alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, che ha operato il sequestro della discarica illegale e pericolosa, considerato che la discarica da un punto di vista biologico e chimico è in piena attività, di affidare ad horas la “gestione” della discarica al Genio militare con la consulenza degli organi dello Stato di cui in precedenza si sono avvalsi i prefetti Improta e Catalani, per la messa in sicurezza del sito, il recupero e allontanamento del percolato, il controllo del biogas;

 

Al Prefetto Pansa

1) l’immediato avvio del procedimento per lo svuotamento e la bonifica sia del sito Mastropietro sia di tutta la zona Lo Uttaro già dichiarata Sito di Interesse Nazionale e che si sarebbe già dovuta attuare sin dal 1994 in funzione di quanto rappresentato ufficialmente dal Prefetto di Napoli e, dal 2005 per quanto stabilito dal Presidente della Regione Campania Commissario per le bonifiche;

2) la predisposizione di un accurato studio di caratterizzazione e messa in sicurezza avvalendosi di professionalità universalmente riconosciute come tali;

3) l’accoglimento delle proposte delle associazioni ambientaliste e dei vari comitati per superare l’attuale crisi regionale sul ciclo dei rifiuti;

 

al sig. Ministro degli Interni l’invio di una commissione di accesso alla Provincia di Caserta ed al Comune di Caserta, per accertare eventuali irregolarità degli atti amministrativi. Sarebbe opportuno, inoltre, disporre anche, in via cautelativa, il trasferimento di quanti, nella Provincia, nella Prefettura e nel Commissariato di Governo per l’emergenza rifiuti, secondo le accuse della magistratura hanno generato, con le loro dichiarazioni false, le omissioni, ecc. l’attuale scempio ambientale e istituzionale.

COMITATO EMERGENZA RIFIUTI

 

 

Da Radio anch’io : EMERGENZA RIFIUTI  puntata del 27 novembre 2007

Dichiarazioni del giudice DE MAGISTRIS al Parlamento Europeo

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Danuta Huebner, polacca, commissario Ue alle Politiche regionali, ha tenuto una conferenza stampa sul mio intervento al Parlamento Europeo in cui ho chiesto chiarezza sui fondi europei che arrivano in Italia. Danuta ha dichiarato: “Non bisogna dare un’immagine negativa dell’utilizzo dei fondi europei in Italia, visto che nella maggior parte delle regioni del sud c’è comunque un notevole progresso nella riduzione delle disparità. Abbiamo un sistema di controllo davvero molto evoluto a livello di fondo regionale, Stati membri, Commissione europea e Corte dei Conti. Quando queste irregolarità sono effettivamente individuate c’è un sistema molto ben collaudato che implica anche l’interruzione di questa erogazione. Non direi che l’Italia fa parte degli Stati membri che si scosta dalla situazione media”.

Danuta è certa di quello che dice. Le garanzie sui fondi europei le ha ricevute direttamente da Totò Cuffaro. Belin, non scherzo. Dopo averlo incontrato ha detto entusiasta: “Potrei dirle che l’impegno di tutti coloro che lavorano per garantire che non ci siano infrazioni e frodi è senz’altro evidente.”

Consiglio a “Danuta la sprovveduta” di ascoltare il discorso del magistrato Luigi De Magistris a Strasburgo e di farsi tradurre il primo articolo dell’inchiesta di Repubblica di oggi.
Voglio anche ricordarle che nel 2006 l’Italia ha ottenuto fondi illeciti dalla Ue per 318 milioni e 104 mila euro con 1.221 casi denunciati, quasi cinque volte la media europea.

Leggi l’articolo sui fondi europei.
“Vi ringrazio. Questo mi ricorda il giorno dell’audizione al CSM quando arrivai in ritardo, digiuno, e mi sottoposi a quattro ore di audizione. Adesso ho preso un tè, sperando che stavolta l’incontro duri di meno.
Ho accettato con piacere questo invito per fare una riflessione sulla mia esperienza di magistrato che si occupa delle truffe e dei reati di corruzione ed altro che ruotano intorno alla gestione della spesa pubblica, quindi dei finanziamenti pubblici.
Ovviamente, pur non potendo parlare delle indagini che ho svolto nel corso degli anni, soprattutto quelle che mi sono state illegalmente sottratte, non posso non rilevare un dato inquietante: nonostante lo strumento che ha come obiettivo quello di consentire lo sviluppo economico di regioni che ne hanno bisogno – io lavoro in Calabria, una regione ad “obiettivo 1” dove arrivano moltissimi finanziamenti europei e per la quale nel periodo 2007-2013 sono stati stanziati fondi per 9 miliardi di euro – lo sviluppo economico non c’è stato.
In taluni casi, com’è stato riscontrato da indagini molto accurate della Corte dei Conti sia dalla procura regionale che dalle sezioni giurisdizionali che esercitano anche funzione di controllo, e ancora da parte della magistratura ordinaria, si è potuto verificare danno erariale per somme non spese per ragioni di negligenza grave quindi di colpa; in tanti altri casi, anche altre procure della Repubblica calabresi hanno potuto riscontrare che si realizzavano vere e proprie truffe ai danni dell’Unione Europea. Tante altre volte ci sono state ipotesi di corruzione.
Ciò fa apparire sistemica la gestione dei finanziamenti pubblici: non si tratta di episodi, e questo è il dato a mio avviso più importante, occasionali o saltuari, truffe di singole persone, ma c’è sempre qualcosa che governa a monte la gestione complessiva della spesa pubblica.
Questo lo si ricava innanzitutto se si guardano i filoni per i quali vengono realizzati i progetti di spesa dei fondi dell’Unione Europea: non abbiamo settori particolari ma si tratta di tutti i rami per cui si dovrebbe realizzare lo sviluppo, come l’ambiente, l’informatica, la sanità, le opere pubbliche.
Come si realizza la possibilità di captare queste somme di denaro? Attraverso la costituzione di un reticolo di società organizzate secondo vere e proprie scatole cinesi, il più delle volte miste pubblico-privato.
Questo delle società miste pubblico-privato è un passaggio importante. E’ una riflessione da fare a livello istituzionale. Io la feci anche innanzi alla commissione bicamerale del Parlamento italiano sul ciclo dei rifiuti quando si affrontò proprio la problematica delle società che si occupano della gestione dei rifiuti e alla depurazione delle acque.
E’ qui che si comprende come, a monte, il sistema di gestione della spesa pubblica viene spesso governato da gruppi di persone che hanno organizzato veri e propri sodalizi criminali, composti da professionisti, imprenditori, uomini del mondo dell’economia e della politica, per realizzare più a valle un vero e proprio controllo di altri settori importanti della vita pubblica.
Quando abbiamo esaminato, nel corso di una serie di investigazioni, come venivano realizzate le compagini sociali, come venivano inseriti i soci nelle società, come si componevano i consigli di amministrazione, come si componevano i collegi dei sindaci e dei revisori dei conti, abbiamo capito che i gruppi di professionisti erano sempre gli stessi, spesso si trovavano persone legate anche in modo stretto con magistrati, con uomini appartenenti alle forze dell’ordine, con uomini delle istituzioni.
E’ chiaro che l’aspetto più inquietante è che si viene a creare anche una commistione deleteria tra controllore e controllato.
Il problema centrale è come si possa porre rimedio a tutto questo: noi abbiamo verificato in diversi casi che le persone che avrebbero dovuto controllare, perché si trovavano in ruoli vitali della regione o di altre istituzioni, a loro volta partecipavano direttamente o indirettamente nelle società che dovevano essere controllate.
E’ chiaro che per poter garantire una corretta erogazione delle somme stanziate e far sì che queste realizzino dei progetti che portino allo sviluppo economico, dovrebbe funzionare il sistema dei controlli. Non solo quelli comunitari, attraverso le strutture preposte – io ho collaborato molto e in modo proficuo, fin quando non mi hanno sottratto le indagini, con l’OLAF cioè l’ufficio antifrode – ma anche i controlli delle regioni. Ciò è spesso impossibile o molto difficile perché in tutti i procedimenti penali che abbiamo trattato le persone responsabili di alcuni reati in questa materia erano proprio persone preposte agli organi di controllo delle regioni.
Il problema diventa rilevante soprattutto se si considera che lo sviluppo economico non c’è e addirittura c’è una ricaduta di costi sulla comunità, visto che l’Italia viene condannata in sede europea a risarcire i danni.
Ciò che è ancora più inquietante è il passaggio successivo: ho spiegato cosa avviene a monte e a valle, come sono inserite le persone nelle società. Ancora più a valle, come avviene l’assunzione delle persone all’interno delle società che si aggiudicano progetti finanziati, corsi di formazione ecc… è qui che c’è un altro passaggio delicatissimo: spesso vi è un vero e proprio sistema di indicazione delle persone da assumere. Coloro che a monte governano e stabiliscono le condizioni per ottenere il finanziamento sono le stesse che indicano alle società di assumere questa o quella persona, con un’ulteriore ricaduta, e qui mi fermo, sul voto: al momento del voto accade, e in alcuni procedimenti abbiamo contestato anche il reato di voto di scambio, che viene chiesto il voto perché si è stati determinanti non solo nel far ottenere il finanziamento ma anche nell’imporre le persone da assumere.
Un’ultima considerazione sulle società miste pubblico-privato. In taluni casi abbiamo rilevato che nella parte pubblica si verifica una vera e propria lottizzazione degli incarichi, con persone che fanno parte di tutti gli schieramenti politici: in alcune società abbiamo verificato che si trovavano persone appartenenti a tutte le forze ad eccezione, forse, dell’estrema destra e dell’estrema sinistra.
Ciò che preoccupa di più non è questo, perché potrei ricevere l’obiezione, da parte di illustri persone che vedo presenti, che è un modo per rappresentare tutte le culture. E’ un vecchio discorso già fatto. Molto opinabile, ma si può fare. Ciò che preoccupa è la parte privata, perché in alcuni casi abbiamo notato che si trovano imprenditori direttamente collegati a chi si trova nella parte pubblica, settori rilevanti di organizzazioni vicine al mondo della Chiesa, personaggi politici di sinistra e di destra e si chiude il cerchio con società riconducibili alla criminalità organizzata.
Se questo è il quadro, si può comprendere che all’interno di alcune società che percepiscono ingenti finanziamenti europei, troviamo gran parte del mondo politico, una parte rilevante di professionisti che in un territorio come la Calabria non sono tantissimi, la criminalità organizzata, il controllo del mercato del lavoro e il controllo del voto.
Se questo è il quadro si devono fare delle riflessioni al di là delle indagini e pensare all’aiuto che può venire da parte delle strutture comunitarie.
Sicuramente, per la mia esperienza, posso dire che l’ufficio antifrode, quando c’è stata la necessità, ha sempre collaborato in modo significativo con l’autorità giudiziaria italiana sia nell’aspetto della cooperazione, sia attraverso Eurojust per il buon fine di determinate rogatorie.” Luigi De Magistris